lunedì 11 ottobre 2021

DISCOVER EU PER GLI STUDENTI ED EX-STUDENTI DEL BESTA DAI 18 AI 20 ANNI!

 Hai voglia di viaggiare in Europa in treno? Hai voglia di conoscere la realtà europea più da vicino e vivere occasioni di confronto interessanti? Questa può essere una grande occasione per te, se hai tra i 18 ed i 20 anni.  Hai tempo fino al 26 ottobre prossimo per partecipare a questa iniziativa promossa dalla Unione Europea, basta cliccare qui




partecipa anche tu!

domenica 3 ottobre 2021

LA NUOVA GENERAZIONE DEL BESTA PER "INSPIRE A GENERATION"

 "You are an inspiration to me" è uno dei complimenti più belli che la lingua inglese preveda. Leggiamo insieme qui sotto il resoconto ricevuto dalla nostra redazione che la professoressa Giovanna Aliberti, ci ha inoltrato, in merito alla collaborazione con Osservatorio Online Giovani - Editori:

Il giorno 29 settembre 2021 il nostro Istituto ha ospitato l'evento Inspire a Generation. Sono saliti in "cattedra"  i giornalisti di Sky TG 24 Luigi Casillo e Mariangela Pira, Luca De Biase editor di innovazione a Il Sole 24 ore e Nova 24,  Sandro Neri, Direttore del Il Giorno per una lezione di educazione ai Media, educazione Economico finanziaria ed educazione all'uso del digitale. Al termine dell'intervento, nell'ambito del progetto "Giovani, Energia del futuro", un gruppo di nostri studenti che ha seguito il corso "L'arte di parlare in pubblico" a cura di ENI è salito sul palco per  esporre i contenuti appresi nel corso nell'ottica dell'Education peer to peer.

 e adesso guardiamo insieme queste belle foto!













 





FREEYOU, FREEBESTA


 

Ringraziamo la professoressa Angela Dora Mangano per le moltissime testimonianze che regala sempre al nostro blog! Questa è la volta di Freeyou, evento tenutosi il 20 settembre presso Meet Centro di cultura digitale, per procedere ad un confronto con le scuole europee e per la premiazione della gara del Progetto FREEYOU. Di cosa si tratta? Scopriamolo insieme con questo bel video e con le parole di Chiara: 


Da decenni ormai l’utilizzo degli oggetti tecnologici e di internet è diventato una nuova quotidianità che risulta più che ordinaria agli occhi dei nativi digitali. L’uso così abituale dei social media può portare però a diversi rischi e, proprio per cercare di combatterli, il progetto “Freeyou” di Meet Centro di cultura digitale - sostenuto dalla Fondazione Cariplo – offre un sostegno per sviluppare competenze digitali e sensibilizzare ai pericoli delle nuove tecnologie.

 La sfida del progetto è stata quella di contrastare la propagazione degli effetti dei vari tipi di disturbi dell’informazione ed è stata colta da diverse scuole europee attraverso l’utilizzo di una piattaforma digitale di lavoro sviluppata in diverse lingue (italiano, inglese, spagnolo, portoghese e greco).

Dunque, l’obiettivo principale di questo progetto – suggerito anche dal nome - è quello di rendere i giovani autonomi e capaci di sviluppare un proprio pensiero critico indipendente da manipolazioni che avvengono attraverso le cosiddette “fake news”. Quest’ultima è un’espressione popolare errata che va, invece, sostituita da tre differenti termini: misinformazione (trasmissione involontaria di informazioni false); disinformazione (diffusione volontaria di concetti inattendibili); mala-informazione (comunicazione volontaria di notizie infondate per trasmettere odio o per danneggiare qualcuno).

Per combattere questi disturbi dell’informazione, il progetto di Meet ha proposto diverse attività su cui gli studenti si sono confrontati e che riguardano:

        il Fact-checking, strumento che permette di realizzare una ricerca molto ampia dell’origine e della veridicità delle informazioni e delle fonti attraverso cinque siti – due dei quali riguardano la tecnica della ricerca per immagine;

        i Meme, materiale - caratterizzato da ripetibilità, variazione e riconoscibilità - che ha come scopo quello di divertire, fare propaganda, trattare temi sociali e rappresentare il mondo della politica;

        il Deepfake, cioè immagini e video che hanno subito un’alterazione digitale;

 

Alla fine dell’esplorazione della piattaforma e delle attività, si è tenuto un incontro online a cui hanno partecipato tutte le scuole coinvolte nel progetto e durante il quale si è svolta una gara inerente a ciò che Freeyou ci ha permesso di conoscere.

L’esperienza del progetto si è conclusa con un ulteriore evento finale di confronto sull'esperienza con le altre scuole europee e la premiazione delle classi vincitrici - nella sede di Meet a Milano. All’incontro sono intervenuti diversi manager europei – tra cui Haris Zacharatos, Bronagh Walton, Nicola Bruno - che hanno sostenuto la realizzazione del progetto.

Inoltre, erano presenti il giornalista freelance Francesco Oggiano e i rappresentati dell’università di Essaly, di “IDEA Alzira” (un’agenzia spagnola che si impegna nello sviluppo locale) e “INOVA+” (associazione portoghese che si occupa di cooperazione internazionale e innovazione). Ha salutato tutti gli studenti anche il responsabile delle attività creative del Congresso Europeo, Dott. Christensen.

Durante quest’ultimo incontro gli studenti delle varie scuole hanno esposto la propria esperienza in merito agli argomenti che hanno trovato più interessanti. L’evento si è tenuto in lingua inglese e questo ci ha permesso di metterci alla prova nell’uso di una seconda lingua. La premiazione ci ha visti protagonisti come Istituto Besta ,perché grazie alla compagna Federica Turro, abbiamo vinto il terzo posto. Il premio, consistente in un ‘OCULUS RIFT' , visore di realtà virtuale indossabile sul viso, è stato consegnato  alla scuola. Chiunque volesse può utilizzarlo come strumento per un nuovo approccio didattico! Invitiamo tutti i professori a mettersi alla prova con nuove tecnologie legate ‘alla realtà virtuale!’ Buona sperimentazione

                                                                                                                                                                          Chiara Trombetta 4I

Grazie Chiara, e guardiamo tutti insieme queste belle foto!













 

HUMAN WEEK: "RITROVARMI, RITROVARTI, RITROVARSI"

 



"Ogni giorno è un primo giorno!" ha esclamato rientrando in classe, lo scorso anno, una Studentessa della 1A, oggi 2A, sedendosi al proprio banco, con gel e mascherina, dopo un lungo periodo di DAD.

La Associazione Pollicino e Centro Crisi Genitori Onlus,  da molti anni amica della nostra scuola (guarda qui il post del settembre 2019), anche quest'anno ci ha fatto il grande regalo di tornare  a trovarci - finalmente in classe! - e due Psicologi della Associazione, Pietro e Alice, accompagnati dalla tirocinante post-laurea Valentina, hanno discusso il 28 settembre in aula,  in un incontro di parola su relazioni ed inclusione dopo l'arrivo del Covid 19. Alla fine dell'incontro, testimoniato qui da qualche foto e video, i tuoi compagni della 2A hanno ricevuto il dono prezioso dei dépliant e delle brochure realizzati da Pollicino, che rimarranno in classe nel portfolio delle attività svolte a disposizione tua e dei tuoi compagni.

Lontananza dagli amici, voglia di normalità e alcune volte un vago senso di oppressione a casa, non solo dalle mura domestiche ma anche dalle rinnovate relazioni con gli Adulti di famiglia sono i temi che sono emersi durante l'incontro. E Tu, quale ricordo hai più vivido del tuo lockdown e della tua Dad? Raccontacelo qui! 






 

LA SCRITTURA CREATIVA RIAPPRODA AL BESTA!

 "Il Giovane Creativo", corso di scrittura promosso da tanti anni al Besta come ci ricorda la professoressa Tiziana Colasanti, produce sempre qualche novità! In questa occasione sono due i racconti che vogliamo proporti, quello di Christian e quello di Arianna, racconti diversissimi e da leggere tutti d'un fiato... Eccoli per Te! 
SUL TRAM 5 Di Arianna NOCE (classe 2* I LES) La signora Agata, come tutte le mattine perfettamente puntuale, si recò alla fermata del tram più vicina a casa: salì e si guardò attorno. A quell’ora non c’era tanta gente, così decise di sedersi accanto a un ragazzo con una macchina fotografica appesa al collo, intento ad osservare i suoi scatti. “Ho visto che ti piace la fotografia” disse gentilmente la signora Agata. “Sì, è una mia grande passione” rispose il ragazzo. “I miei genitori mi hanno iscritto al liceo classico, nonostante volessi andare in un istituto tecnico specializzato in grafica e fotografia. Diventare un fotografo è il mio sogno. Ah, che maleducato!” proseguì il ragazzo, “non mi sono presentato: piacere, mi chiama Cesare”, disse porgendo la mano. Cesare era un ragazzo solare, sui sedici anni, con i capelli biondi e mossi, occhi scuri e un viso lentigginoso. “Piacere, il mio nome è Agata”. Durante il viaggio Cesare continuò a parlare fitto fitto di fotografia: riteneva infatti che pittori, cantanti e scrittori, ognuno con i propri strumenti, fossero in grado di creare immagini facendo sentire lo spettatore catturato. La signora Agata era molto colpita dal ragazzo ed era curiosa di conoscerlo meglio. Parlarono a lungo, sino a quando Cesare scese con lo zaino in spalla e la fotocamera appesa. Il giorno seguente, la signora Agata si recò alla solita fermata del tram 5. Salì e osservò i posti con i loro rispettivi passeggeri. Una donna di mezza età dai capelli corti sul biondo e occhi scuri attirò la sua attenzione. La cosa che più attirava la signora Agata verso questa signora erano i vestiti e soprattutto il suo portamento fiero. La signora Agata si avvicinò e chiese il permesso di sedersi. Passarono cinque minuti e quando Agata finì di analizzarla, capì di non avere molti interessi in comune, così decise di iniziare la conversazione con qualcosa di cui a tutti piace parlare: sé stessi. Girò il volto e chiese informazioni personali alla signora. Dal modo di parlare e di esprimersi, Agata capì che si trattava di una persona molto decisa, che voleva sempre far valere la sua opinione. Il suo nome era Gemma, sposata e con figli. Da come raccontava, sembrava vivere una vita perfetta. Raccontò molto di uno dei suoi figli, ma dagli occhi Agata capì che si trattava di un ritratto dipinto da un cieco. La donna sembrava ossessionata dal figlio, e dopo avere estrapolato il nome, Agata capì che il figlio “perfetto” in realtà era il ragazzo appassionato di fotografia incontrato il giorno precedente. “Buongiorno”, disse Agata il giorno successivo a Gemma. Si rincontrarono, ma non per una casualità: Agata aveva intenzione di fare qualcosa. Le due si salutarono e si chiesero reciprocamente come proseguivano le loro giornate. Agata ne approfittò per parlare di ciò che aveva in mente. “In realtà, non sto tanto bene” disse Agata, “la notte faccio fatica a dormire a causa di un pensiero costante che mi tormenta. La nipote di una mia amica deve scegliere la scuola superiore. La famiglia vuole mandarla al liceo scientifico tradizionale, per farla diventare un medico. La ragazza mi ha confidato che non vuole. Non so se dirlo ai genitori: so che desiderano il meglio per la figlia, ma è più importante che sia la ragazza a decidere. La scelta della scuola superiore è complessa, soprattutto a quell’età: i suggerimenti e i consigli sono opportuni, ma decisioni prese al posto degli altri no”. Gemma rimase in silenzio, fino a quando disse che forse era opportuno che Agata comunicasse il pensiero della ragazza ai genitori, dopodiché scese dal tram. Un anno dopo … Cesare cambiò scuola. Nei giorni precedenti l’atmosfera fu cupa, Cesare non capiva il perché i suoi genitori avessero cambiato idea, fino a quando una sera Gemma entrò nella sua camera e gli raccontò dell’anziana signora incontrata sul tram. A quel punto Cesare capì che si trattava della signora Agata. Il giorno successivo si recò alla solita fermata del tram 5, allo stesso orario di quando la aveva incontrata. Salì e bordo e rimase fino al capolinea, dove il conducente lo obbligò a scendere. Fu così per due settimane, fino a quando chiese informazioni al conducente del tram, il quale gli rispose che era da un po’ che non la vedeva più. Cesare si fece dare il nome della fermata e si avviò a casa. Cesare voleva rincontrala e ringraziarla per quello che aveva fatto. Arrivò tardi a casa e dopo aver mangiato entrò in camera sua, accese il computer, entrò nel browser e cercò “Ospedale Maggiore Niguarda”. “è di sicuro la sua destinazione” pensò. Ma non aveva idea se quella fosse la tappa finale. Il giorno successivo, decise di scriverle una lettera, per poi consegnargliela. Non pensava di riuscire a ringraziarla a voce con le parole giuste. Prese lo zaino, l’abbonamento e si diresse verso la fermata del tram 5. Arrivò alla “famosa” fermata e fece la cosa che gli venne più spontanea: dirigersi verso l’ospedale. Entrò e chiese informazioni. La descrisse nel modo più dettagliato possibile, ma all’accettazione risposero di non avere mai visto nessuna paziente corrispondente alla sua descrizione. Una signora anziana, che aveva sentito la conversazione, si avvicinò e chiese se si trattasse di Agata. Cesare annuì. “Ragazzino” disse la signora “non so bene come dirtelo, ma Agata è morta: veniva qui tutti i giorni per suo marito, ma lui non era l’unico a stare male”. Cesare sentì un vuoto al petto, per un paio di minuti stette in silenzio, per poi uscirsene con un “grazie”. Uscì dall’ospedale, era sconvolto: la signora anziana che si preoccupava degli altri era morta. Si faceva raccontare i problemi altrui, ma la persona che stava veramente male era lei. Non le aveva mai chiesto come stava.


IL MIO RACCONTO

di Christian Perlangeli (2* H)


Era un normale week-end di luglio quando Samuele decise di partire per un viaggio in Italia. 

Appena ebbe dato la notizia a tutti i suoi familiari, che rimasero sconvolti per questa sua scelta, si fece accompagnare fino all'aeroporto di Orio al Serio. Decise di andare in direzione Roma. 

Dopo 2 noiose ore di volo ecco il primo intoppo, Samuele si accorse di aver lasciato la carta d'identità in valigia, ma senza carta di identità non poteva prendere il suo bagaglio. 

Così, spiegato il tutto alla polizia presente all’aeroporto di Fiumicino, gli fecero prendere la valigia e, con se, anche la carta di identità.

Uscito dall’aeroporto arrivò nell’hotel in cui doveva alloggiare e incontrò un suo vecchio compagno di classe, Filippo.

I due parlarono per ore fino a quando decisero di andare a mangiare in centro a Roma, in un localino che sia esteriormente che interiormente era molto curato. 

Presero un caffè e continuarono a parlare.

Parlarono, parlarono e parlarono, le ore nel mentre passavano di nuovo.

Si era fatto tardi e tornarono in hotel. 

Stavano per imboccarne la via, quando videro una donna che veniva aggredita da quello che pareva essere un ladro. 

Filippo, appena ebbe realizzato che cosa stava accadendo, corse via a gambe levate. 

Samuele invece non stette lì con le mani in mano ma subito si lanciò contro i 2 mascalzoni.

Data una bella lezione a quei delinquenti, si accorse che la signora non era che il sindaco di Roma, Virginia Raggi.

La donna ringraziò con il cuore Samuele e gli chiese se il giorno seguente sarebbe potuto venire in comune; Samuele senza pensarci due volte accettò.

L’indomani Samuele andò in comune, come gli era stato detto. 

Senza nessun preavviso ci fu una cerimonia per festeggiare “l’uomo che aveva salvato il primo cittadino”. 

Samuele rimase sconvolto da tutto questo e, gli fu regalata anche una macchina stupenda: Una Ferrari 488 GT.

Non stava più nella pelle era troppo eccitato.

Samuele allora passò dall’hotel, prese le sue valigie e partì per tornare a Milano.

Dopo 5 ore di viaggio arrivò e suo fratello, era così sconvolto da svenire sul posto.

I due fecero un giro, nel mentre che Samuele raccontava le avventure che aveva vissuto