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zai.net ? No?! Si tratta di un grande laboratorio giornalistico che permette a te ed ai tuoi compagni di conoscere da vicino il mondo della comunicazione e del giornalismo. Interessante, no? Il sito è davvero tutto da scoprire (nella prima riga hai già trovato il link) e ti segnaliamo qui
il raffinato articolo della professoressa Costanza Menziger, che racconta la sua personalissima esperienza di questo periodo tanto imprevedibile. Lo puoi anche già leggere qui sotto! Grazie professoressa Menziger per aver affidato a
Zai.netZai.net (ed anche a noi, nel nostro piccolo!) le Sue emozioni!
All'inizio mi ha colpito il grande silenzio; non so
se dovuto più all'assenza del rumore delle classi vocianti, o a quello dello
scambio di battute, di esperienze e commenti con i colleghi la mattina in aula
insegnanti. Quello che mi è pesato di più nei primi giorni di chiusura della
scuola, oltre allo shock dovuto alla situazione, era di non avere notizie di
persone che vedevo quasi tutti i giorni. Poi, dopo una settimana di segnali di
fumo lasciati sul registro elettronico, è arrivato il magico momento della
riconnessione! Sì perché io, come tanti colleghi, lasciavo compiti e
indicazioni sul registro, ma mi chiedevo se dall'altra parte qualcuno leggesse,
scrivesse, si domandasse a sua volta. Il rappresentante dei genitori di una
delle mie classi un giorno di quella prima settimana di chiusura delle scuole mi
ha chiamato per dirmi che un compito che avevo assegnato non era visibile agli
studenti; meno male, ho pensato, quello che faccio di qua viene percepito anche
di là. Poi, grazie alla capacità e alla voglia di tanti colleghi, è venuto il
momento delle piattaforme: prova questa, prova l'altra, alla fine con i
colleghi più tecnicamente capaci è stata trovata quella che al momento ci
sembra meglio si adatti a fare lezione. Così ho finalmente rivisto - e con grande
sollievo - prima i colleghi e poi gli
studenti; devo dire che mi ha molto emozionato. Ammetto che non ho mai molto
creduto nella didattica a distanza (o sarebbe più corretto chiamarla
"didattica della vicinanza"?). Mi sto ricredendo, come forse anche
altri, e penso di essere stata un po' superficiale nel dismettere a priori le
potenzialità della tecnologia abbinate all'insegnamento. Dopo qualche giorno di
lezione fatto in questo modo, desideravo sapere che cosa ne pensassero loro,
gli studenti, della scuola a distanza; così ho chiesto ai ragazzi di due delle
seconde in cui insegno di scrivere un paragrafo in inglese (la materia che
insegno) in cui mi dessero la loro opinione, possibilmente sostenendola con
qualche esempio. Come prevedevo, il risultato è stato molto interessante; molti
dei circa quaranta studenti interpellati hanno espresso un giudizio per lo più favorevole
sulla didattica a distanza. I vantaggi indicati sono di diverso genere; molti
studenti sono contenti di non rimanere troppo indietro col programma e di
potere impiegare il proprio tempo in modo proficuo, oltre che a mantenere i
contatti con compagni e insegnanti. Diversi studenti sottolineano positivamente
alcune caratteristiche tipiche della didattica a distanza: per esempio, il
fatto che le lezioni siano meno "pesanti" (immagino intendano che hanno
meno contenuti) e che rimanga quindi altro tempo da impiegare in attività di
studio differenti. Un commento che ho trovato molto interessante (soprattutto
perché a dirlo è uno studente) è relativo al fatto che la didattica a distanza
sviluppa l'autonomia degli studenti. Altre caratteristiche positive sono
considerate la possibilità di condividere facilmente schemi, mappe e foto e di
ricevere dei feedback personalizzati da parte degli insegnanti. Ho trovato
simpatici anche alcuni commenti sul fatto di poter studiare in casa propria in
abiti comodi senza doversi spostare sui mezzi pubblici, la possibilità di avere
tutti i materiali con sé senza rischiare di dimenticare libri o quaderni
necessari alla lezione e infine la possibilità di vedere le case degli altri. La
didattica a distanza non è però tutta rose e fiori; gli svantaggi sono
individuati soprattutto in problemi tecnici: connessioni instabili, problemi di
qualità dell'audio, piattaforme sovraccariche. Si lamenta poi la mancanza di
contatti umani, l'affaticamento della vista e la difficoltà di seguire le
lezioni quando intervengono più persone allo stesso tempo. Riguardo alla facilità
di distrarsi ci sono pareri discordanti; per alcuni il fatto di studiare a casa
propria aiuterebbe la concentrazione mentre per altri la renderebbe più
difficile, anche per l'assenza del controllo da parte dell'insegnante (sic!).
In conclusione, penso che sia utile chiedersi che
cosa potremo trattenere in futuro di questa esperienza. In primo luogo, mi pare
che abbia stimolato sia gli studenti sia gli insegnanti a esplorare nuove
piattaforme educative; penso poi che abbia spinto tutti a una maggiore
consapevolezza nell'uso delle tecnologie e alla funzione di supporto che esse
possono avere in momenti difficili. Questa consapevolezza potrebbe stimolarci
nello sviluppare ulteriormente la possibilità di raggiungere persone che anche in tempi normali
hanno difficoltà ad accedere alla scuola.
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