giovedì 25 giugno 2020

IL BESTA NON SI FERMA - CORA RADAELLI 2 G LES - Puntata n. 28

courtesy of arcipelagomilano.org
La scuola è finita da qualche giorno, a parte per i tuoi compagni della quinta (in bocca al lupo!) e la redazione web ha dimenticato - pardon! - di pubblicare un bellissimo tema, ricevuto negli ultimi giorni di scuola. Sono parole molte profonde, nelle quali riconoscersi, della tua comagna Cora Radaelli di 2GLES. La ringraziamo ancora per la pazienza e a tutte e tutti Voi, Buona Lettura e Buone vacanze!!!




Traccia 
“Il covid ha fatto oltre 277 mila  vittime nel mondo. La ferita più grande . Poi ha colpito anche la nostra felicità spingendo centinaia di milioni di persone in uno stato di preoccupazione, addirittura di depressione” .  Come hai vissuto questo periodo? Quali i tuoi pensieri , le tue paure , quali i tuoi tentativi di resistenza a questo  nuovo e inaspettato momento di sofferenza?

Improvvisamente mi sono sentita come legata, imprigionata da una forza tale da impedirmi di muovermi. Messa con le spalle contro al muro, passando dalla libertà ad uno stato di severa oppressione, capace di togliere il respiro. Penso che forse questo era l’unico modo in grado di riuscire a fermarci. Non è mia abitudine parlare al plurale; ho sempre denigrato le generalizzazioni, eppure in questo caso mi sembra indispensabile parlare,dedicare e coinvolgere, con queste parole, un’intera popolazione formata da individui incapaci di fermarsi,di compiere un respiro di sollievo. Una società in perenne “apnea”, nella quale respirare ci sembra quasi scomodo; sostengo che si possa attribuire il motivo di questa incapacità ai mille impegni, distrazioni, emozioni, con cui, nel corso delle nostre giornate ci troviamo costretti a confrontarci. Proprio per questo motivo la mia percezione del tempo è radicalmente cambiata, rispetto a due settimane fa. Correre, fare, incontrare, parlare, agire… Queste erano le cose che occupavano la nostra vita, a discapito di tutto il resto. Ed ecco che, ad un certo punto, nel modo più spietato, ci troviamo obbligati a modificare radicalmente ogni nostra abitudine, ogni libertà che prima ci poteva apparire insignificante, scontata, e che probabilmente, nel momento in cui ci viene tolta, assume un’importanza diversa. Un pomeriggio di shopping, un aperitivo, un sabato sera passato con amici… Non avrei mai pensato di dirlo ma persino l’andare a scuola, dalla maggioranza percepito come un dovere faticoso e pesante, nel momento in cui ci viene tolto, inizia a mancarci. La metro delle 7:30, sempre affollata e mai abbastanza silenziosa, fastidio che cercavo in tutti i modi di coprire con il suono della musica a massimo volume. L’aria fresca delle mattine d’inverno che annientava sempre di più la mia voglia di entrare a scuola e affrontare un’altra giornata di lezioni, interrogazioni, verifiche e tutte le ansie che ne derivavano. Più semplicemente il contatto con centinaia di persone che, involontariamente, incontravo ogni giorno. Gli allenamenti a fine giornata, grazie ai quali scaricavo tutte le tensioni accumulate. La perenne mancanza di noia, che veniva colmata da quel senso di affanno tra una corsa contro il tempo e un’altra. Ora che non devo più giocarci contro, il tempo cambia totalmente forma, aspetto. Ed è proprio in questo periodo in casa che ho scoperto la noia e tutto ciò che ne deriva. 
Mi sono sentita disorientata. Come rapita e portata a conoscere un mondo diverso da quello in cui ho sempre vissuto. Avere talmente tanto tempo a disposizione senza sapere come impiegarlo e perdersi nei mille pensieri. Penso che molto spesso facciamo di tutto per distrare la nostra mente tenendola impegnata, in modo da evitare uno scontro o un confronto con noi stessi. Siamo talmente abituati a spendere i nostri momenti con gli altri da scordarci di quanto sia difficile e nello stesso tempo importante essere in grado di stare bene anche soli, con noi stessi e con le piccole cose. 
Inizialmente ho affrontato questa reclusione forzata in maniera del tutto miope, passando le mie giornate senza parlare con nessun membro della mia famiglia, arrabbiata con i miei genitori e con il mondo intero, insofferente a causa della condizione in cui mi sarei trovata a trascorrere questo periodo. Fino a che non mi sono fermata a ragionare sul fatto che, assumendo questo tipo di comportamento, non avrei beneficiato di alcun vantaggio, anzi. Così ho provato a cambiare prospettiva, accorgendomi che non tutto ciò che sembrava indispensabile alla mia ipotetica idea di felicità e benessere si trovava al di fuori delle mura di casa mia. Ho passato del tempo con la mia famiglia, guardando film,chiacchierando e affrontando diverse tematiche delle quali nessuno aveva mai voglia di parlare alle sette di mattina o a cena, dopo una giornata stressante. Ho riscoperto la noia, mi sono dedicata alle mie passioni, ho scritto tutti i miei pensieri, ho riascoltato vecchie canzoni e letto nuovi libri. Ho chiamato persone che non sentivo da tempo, ho recuperato un bel po’ di sonno arretrato. Mi sono anche dovuta confrontare con la così temuta pazienza, lasciando che i minuti scorressero senza ostinarmi a riempirli facendo chissà quali grandi cose. Ho sempre sostenuto che di tempo più se ne ha e più se ne perde, eppure questi giorni hanno smentito questa mia convinzione. Probabilmente non avrò fatto tutto ciò che avrei compiuto in una situazione di “normalità”, ma ho capito quanto sia importante ogni nostra piccola libertà.
Ho avuto paura, mi sono resa conto che nessuna delle persone che ora ho qui con me potrò averle per sempre. Ho capito alla fine che non abbiamo il controllo su nulla quando si parla di morte. Ho imparato ad apprezzare ogni piccolo momento, nella consapevolezza che non c’è certezza di poter rivivere nulla.

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